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stupidamente malevoli: le semi-prove son trovate, e la tortura è autorizzata.

L’accusata dev’essere difesa, e le si dà un avvocato, che di solito non parla che per la forma, e senza convinzione e calore (il Processo Tirolese ci presenterà sotto questo rapporto una onorevole impensata eccezione), e lascia l’affare tal qual l’ha trovato.

Si comincia co’tratti di corda, ch'è la tortura detta leggera; s’ella basta a cavar confessioni, si dicon queste spontanee; altrimenti si procede a tormenti più squisiti: l’inquisita nemmen a questi si dà vinta? la si trattien prigioniera sinchè non cede; saria vergogna rilasciarla assolta; che se niente vale, siccome ogni pazienza ha un confine, la si manda ugualmente al supplizio.

Appena l’accusata è dichiarata rea, ch’è costretta a dichiarar i suoi complici, e se non ne ha, ad inventarne. Le denuncie si moltiplicano a piacere del giudice, del carnefice: si arriva al punto ch’è mestieri sostare: il tribunale potria temere che quell’esecrabile marea montante non lo sommergesse esso medesimo. Le denunziate fuggono? ciò le chiarisce colpevoli; si presentano coraggiose? è la interiore sinderesi che le caccia: anco se si rimandano ne resta una sinistra impressione, che loro costerà caro un giorno o l’altro.

« La nostra età, conchiude lo Spee, sta per diventare miserabilissima se non vi si rimedia... »

ll coraggioso Gesuita avea ragione lorchè si arrischiò a dire che conosceva un mezzo valevole ad annientare d’un colpo tutti i delitti di stregheria: non ardì rivelarlo, ma io credo che fosse quel mezzo medesimo, che un suo contemporaneo, l’illustre filosofo Malebranche, propose — cessare di processarli.