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È naturale ch’io abbia posto amore in questa mia fatica, il cui valor intrinseco, piccolo per sè, cresce a’ miei occhi, così a cagione delle sollecitudini che mi ha costate, come pel pregio innegabile del documento disaminato, contenente, a mio credere, il più integro e curioso tra’ processi di streghe ch’esistano: eppertanto gli è naturale altresì, che, senz’ aspettare la pubblicazione di quella parte della mia Storia del Pensiero, a cui questo frammento rannodasi, desso aspiri ad escir fuori, dotato com’ è d’una importanza sua propria, e d’una fisonomia speciale; tanto più che ha trovato un cantuccio in pronto qual appendice e contrapposto all’altro processo contemporaneo della Signora di Monza.

Ora che le Streghe Tirolesi son presso a sbucare per la prima volta del covo, che cosa mi resta a fare del prezioso manoscritto che le riguarda, tranne restituirlo a’ suoi legittimi proprietarii? La morte precoce del cortese prestatore, e i molti anni trascorsi tolgonmi sapere a chi debba dirigermi per questo intento: valga all’uopo la presente pubblicazione, acciò gli aventi diritto reclamino presso di me questa restituzione.

Mi sta a cuore che il Pubblico sia d’ avviso non essere menomamente da lamentare che la filza originale degli atti di questo processo sia uscita dal suo nascondiglio per fare sotto a’ miei auspicii una escursione nel mondo.




(1) La credenza nelle streghe è un degli errori superstiziosi che i moderni hanno ereditato dagli antichi. I mitologi raccontavano che la gelosa Giunone uccise a Lamia


  1. Queste pagine mi furon prestate in parte dalla Storia Universale di Cesare Cantù: contengono schiarimenti che non avrei creduto di poter ommettere senza correr risico che il rendiconto del Processo Tirolese avesse a riuscire in alcuna sua parte oscuro, in altra inverosimile.