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punto nero del monachismo nel secolo decimosettimo: attingendo ad autentiche fonti ardii svolgere un fascio di nequizie rimase fin oggi tenebrose; citai nel suo testo originale una scellerata tragedia; l’accompagnai sì, d’un qualche commento, qual me lo suggeriva il buon senso, ma non mi corse pur al pensiero la pretensione d’imporre a chicchessia i miei modi di giudicare o di sentire: esposi, per dir breve, avvenimenti, come altri, ripeto, amministrerebbe morfina, non per avvelenare, ma per sanare; conciossiachè io mi son uno de’ più caldi ammiratori delle istituzioni monastiche, uno de’ più sinceri zelatori dell’onore del Cattolicismo: nè quelle istituzioni corrono pericolo, a mio avviso, di subire intacco o crollo in conseguenza d’un fatto isolato, mercè cui spicca, anzi, come sia oltre ogni misura pessima la corruzione dell’ottimo; e quest’ottimo fu tale, che, in mezzo al naufragio d’ogni virtù, non dico monastica, ma umana, valse a riscattare i perduti. Peccare humanum est, e niuna venerevole assisa seppe andare immune da una qualche peculiare contaminazione; perché s’avrebbe a pretendere che ne fossero iti scevri i veli monastici? ma io mostrerò che tornarono mondi dai sofferti imbratti, mondi, dico, di quella seconda mondezza che la penitenza imprime alle anime, e i cieli accolgono con più festa dello stesso non mai polluto candore. Che se con essersi messi sotto a’ piè i voti giurati, quelle, in pria sciagurate, caddero in ispaventevol abisso di guai, come avvenne che n’uscissero salve, se non fu la efficacia di quelle istituzioni medesime che le gastigarono sì da non