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quod appositum flumini erat, ibique reperta et curata, post aliquanto convaluit; alteram, tenuissimi ejulatus indicio, pervestigavere agricolæ, deinde extraxere, par priori miraculum; et ambæ postea sanctitate vitæ fuere longe admirabiliores.





Interea vero etiam illa princeps et caussa malorum omnium, municipii, monasterique Princeps olim, nunc, decore honestateque amissa, generis et familiæ suæ opprobrium, ab monasterio suo exul, hospes et inquilina ædium alienarum, captiva, extorris, infamis, desperata, amens, contumaciæ furiarumque plena, monstrum verius omnino quam mulier; hæc, accepta intra carcerem fama sacrilegiorum atque parricidiorum, et latrocinii tanti, cujus initia et caussas ipsa peperisset, attonita, perculsa, confusa, repente mutatur in alios mores, aliumque animum, et in aliud pene corpus; tanta conscentiæ vis fuit! et quidquid illud generosi spiritus ab stirpe insitum, pravitate otioque sopitum fuerat, emersit, atque omnes animi partes ad deflenda et detestanda quæ admisisset pio dolore accendit. Satis apparere posset exempla renovaturam hanc ingentium animarum, quæ,

caduta l’avria dovuta spegnere, nè l’una, nè l’altra, così volendo Dio, perire; quella da queto fluire di corrente trasportata e deposta appiè la porta d’una chiesa sulla sponda, ivi raccolta e curala; questa, per indizio di fiochi lamenti, ricercata nella cisterna da contadini, ed estrattane salva, con similmente chiaro prodigio; ambo apparite poscia ammirande per vita corretta e santa.

Infrattanto la Signora, che principessa del Borgo, e del convento era stata la prima alla contaminazione ed allo scandalo, e, perduti onore ed onestà, divenuta vitupero della sua famiglia, esule dal proprio chiostro, giacea rinchiusa in altro, prigioniera, bandita, infame, disperata, furente, rinfocata da rabbia, da orgoglio, piuttosto mostro che donna; infrattanto la Signora, io dico, nel carcere che la serrava, venne ad esser informata di tanti sacrilegii, e parricidii, i principii e le cause dei quali a lei sola rimontavano: stupita, conquisa, confusa di subito, mutò costumi, come se un’altr’anima in quel trasformato corpo fosse stata spirata: così grande fu la possa della coscienza, che quanto di generosi sensi l’illustre sangue aveale infuso, da corruttela ed ozio sopito, altrettanto se ne risvegliò d’improvviso, e la scosse, e la trascinò a piangere e detestare le commesse