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I.




      Suor Virginia de Leyva esercitò le giurisdizioni feudali su Monza a nome di don Martino suo padre, e fu veramente, come la qualificò Ripamonti, principessa del Borgo e del Monastero: in prova di che trascriviam questo atto da lei pubblicato sino dal 1596, che doveva essere un de’ primi anni della sua monacazione, dacchè ne contava ella allora soli venti di età.

« Io suor Virginia Maria Leyva, monacha professa nel monastero di santa Margherita di Monza, per l’autorità qual ho dal mio signor padre don Martino, prohibisco che niuna persona ardisca et presuma di pescare nel fiume del Lambro, dal ponte che è al principio del giardino delli reverendi Padri di santa Maria in Carabiolo, sino al confine della casa del Marcellino; acciò essi reverendi Padri possino ad ogni suo beneplacito pescare et far pescare in detto fiume senz’altra licentia. Et in fede del suddetto, ho scrita e sottoscrita la presente di propria mano.

Datta dal sodetto Monastero alli 26 dic. 1596.

Io suor Virginia Maria Leyva,
affirmo quanto sopra (1).


  1. L'originale autografo di questa grida trovasi presso al signor Telesforo Tenenti, negoziante di stampe in contrada di santa Margherita.