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4. l'invenzione dei numeri 37

valore 10 e cinque bastoncelli, quindi chiude il foro e fa scorrere su tutta la superficie della bolla il sigillo cilindrico, ricoprendola di una successione ininterrotta di immagini: è come una firma che attesta l’autenticità del contenuto ed è una garanzia contro le falsificazioni. Dopo l’essiccazione, la bolla viene conservata in archivio. All’occorrenza, viene rotta e si procede al conteggio dei calculi.

2ª tappa. Il procedimento sopra descritto risulta poco pratico: per qualsiasi controllo bisogna sempre rompere le bolle... Così dal 3300 si pensa bene di trasferire sulla superficie esterna delle bolle la tecnica delle “tacche”. In tal modo risulta immediatamente visibile il valore dei calculi contenuti nella bolla:

- una tacca piccola corrisponde a un bastoncello;

- un piccolo cerchio rappresenta una biglia;

- un cerchio equivale a un disco;

- una tacca grossa corrisponde a un cono;

- una tacca grossa con un cerchietto al centro rappresenta un cono perforato.

Questi segni vengono impressi usando opportunamente le due estremità dello stiletto, aventi sezione diversa, in posizione obliqua (tacca) o verticale (cerchio).

3ª tappa. Dal 3250 si perviene a una semplificazione importante. L’uso delle bolle e dei calculi viene abbandonato. Si usano panetti di argilla oblunghi, piuttosto tozzi. Sulla loro superficie vengono impresse le notazioni numeriche a “tacca” e si autentica la facciata rotolandovi il sigillo.

4ª tappa. Fra il 3200 ed il 3000 a.C., i blocchetti di argilla cominciano ad assumere la forma di tavolette; le tacche divengono più regolari e ordinate, e il sigillo viene impresso sulle due facce e sui bordi.

Le bolle e le tavolette dell’Elam, fino al 3000, riportano quasi esclusivamente indicazioni numeriche, perciò nulla sappiamo circa l’oggetto cui esse si riferiscono e sul tipo di rapporto intervenuto fra le contro-