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4. il numero, a tappe 17


Si suppone che i termini indicanti i numeri, almeno quelli di più antica invenzione (in pratica i primi cinque), derivino da parole indicanti le dita o parti del corpo. Purtroppo, tutto ciò si è perso nella notte dei tempi e non resta altro da fare che affidarci a ipotesi e analogie. Varie popolazioni primitive studiate nel secolo scorso per esprimere il 5 usano un termine che significa "mano". I numeri inferiori a 5 dovrebbero derivare dai nomi delle dita. Il termine sanscrito pantcha, che vuol dire 5, trova una corrispondenza nel persiano pentcha, mano. Il cinque russo, piat, somiglia a piast, mano tesa.

A questo punto bisogna ricordare che anche la parola, in quanto suono ed espressione di pensiero, contribuisce insieme alle dita e ad altre parti del corpo al lungo processo di costruzione del concetto di numero.

Dantzig riferisce che una tribù della Columbia Britannica possiede ben "7 distinti gruppi di vocaboli per indicare i numeri: uno per gli oggetti piatti e per gli animali, uno per gli oggetti rotondi e per il tempo, uno per contare gli uomini, uno per gli oggetti lunghi e per gli alberi, uno per le canoe, uno per le misure, uno per contare senza riferirsi ad oggetti ben determinati" (3a). Ciò significa che se da un lato si è giunti a dare un nome ai numeri (nome che indica nello stesso tempo anche l’oggetto contato), dall’altro si è rimasti avvinghiati alla percezione concreta delle cose; è cioè mancato quel passo verso l’astrazione che avrebbe fatto capire che quattro canoe e quattro uomini hanno in comune proprio il "4".


4. Il numero, a tappe

Partendo da capacità percettive analoghe a quelle degli animali, l’uomo crea il concetto di numero, e i numeri, in momenti successivi.

1. Numerazioni figurate o concrete: dall’uso dei