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3. contare senza numeri | 13 |
tra i più semplici, che richieda un po’ di ragionamento, ed eccoli davanti a un muro” 2b. Secondo il missionario W.H. Bentley “l’africano, negro o bantù, non pensa, non riflette, se può farne a meno” 2c.
“Questi stessi primitivi ai quali il minimo pensiero astratto pare uno sforzo insopportabile e che non sembrano preoccuparsi di ragionare mai, si mostrano invece penetranti, giudiziosi, abili, persino sottili, quando un oggetto li interessa, e soprattutto appena si tratta di raggiungere uno scopo che essi desiderano ardentemente” 2d.
È più che ovvio: l’interesse e la necessità spingono gli uomini, allora come ora, a cercare delle soluzioni per le esigenze che via via si presentano. I neri d’America, scrollatasi di dosso la schiavitù e superati i pesanti retaggi, si sono dimostrati capaci quanto i bianchi di raggiungere le massime cariche nella politica, nell’amministrazione, ecc.
3. Contare senza numeri
I nostri bambini già in tenera età imparano i termini che designano i numeri, la corrispondente quantità, poi anche la rappresentazione scritta. Il loro “contare” è generalmente associato all’uso delle dita. Si è notato che alcuni bambini di 5-6 anni stabiliscono una corrispondenza fra un piccolo gruppo di oggetti e le dita delle mani, quindi contano sulle dita stesse per conoscere la quantità degli oggetti. Un bambino di 7 anni, con rilevanti difficoltà di apprendimento, pena più di un anno per imparare i nomi dei numeri da 0 a 10, e fatica quasi altrettanto ad associare le parole alle cifre: per riconoscere la cifra “7”, deve contare la tabella dei numeri fino a 7; successivamente, quando gli si mostra la cifra 7, stende immediatamente 7 dita (5 + 2) e poi si mette a contare sulle dita fino a sette. Solo ora dice che quel numero è “sette”.