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198 XII. DAI PALLOTTOLIERI ALLE CALCOLATRICI

Nello stesso ampio arco di anni, che va dagli Etruschi al XVI secolo, sulle linee di sviluppo delle macchine programmate, nasce il maglio come primo esempio di macchina capace di eseguire una “sequenza” di operazioni, mentre Erone e altri (I secolo d.C.) progettano macchine mosse da corde di lunghezza determinata avvolte intorno a cilindri.

Dalla fusione di queste due deriva il concetto di cilindro programmatore. Al-Jazari nel Duecento descrive un “cilindro a schegge”, che azionava leve di comando di alcuni oggetti, come ad esempio un “orologio elefante”, strumento che, mediante il movimento di una folla di automi, variamente allegorici, scandiva il passare del tempo.

Questa idea trova la sua massima espressione antica nel “Teatrino di Erone”, macchina programmata nella quale una serie di “automi” compie azioni determinate appunto dalla rotazione di un cilindro dentato, che attiva ora questa ora quella delle figure: ancora oggi si possono vedere presepi mobili costruiti in base agli stessi princìpi. Anche nei carillon la sequenza delle note da emettere è programmata proprio utilizzando un cilindro dentato.

Le macchine che compiono azioni programmate si sviluppano nei secoli XVI e XVII con la costruzione di automi che adornano molti orologi cittadini, fino ad arrivare alla produzione di oggetti complessi e sofisticati, gli Jacquemart, che con la loro carica di simbolismo e di immagine entrano nella vita di alcune fra le città più importanti del Seicento; molti di essi vengono inclusi in leggende, canzoni e tradizioni popolari.

Oggigiorno, gli alberi a camme che regolano l’apertura e la chiusura delle valvole nei motori a scoppio, in sincronismo con il movimento dei pistoni, sono un’applicazione tecnologicamente evoluta dello stesso principio.

Per quanto riguarda infine l’autoregolazione, sem-