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196 | XII. DAI PALLOTTOLIERI ALLE CALCOLATRICI |
L’idea della partizione del tempo mediante un evento ritmico è ancora alla base di tutti i misuratori di tempo, anche i più sofisticati, costruiti attualmente. I limiti della tecnologia meccanica del Quattrocento fecero sì che gli orologi con bilanciere presentassero errori di misurazione dell’ordine della decina di minuti al giorno, al pari delle clessidre; fu un significativo salto in avanti rispetto all’aleatorietà completa.
Gli orologi di questa epoca hanno spesso solo la lancetta delle ore, affiancata a volte da indicazioni della data, della fase della luna e da altre informazioni astronomiche o astrologiche; la lancetta dei minuti primi mancava, essendo considerata priva di interesse; questa situazione durò fino al Seicento.
Come tutti sanno, all’inizio del Cinquecento fu creata la stampa a caratteri mobili; da sempre si conosceva
la possibilità di realizzare molte copie di una figura, se questa era incisa su una matrice di legno, ma ogni matrice, scolpita a mano, poteva essere utilizzata per una sola figura: questo rendeva il metodo poco utilizzabile per la produzione di testi scritti. Infatti, ogni pagina avrebbe richiesto un lavoro enorme e offerto risultati pratici molto limitati.
Il metodo della stampa a caratteri mobili fu messo a punto da un monaco tedesco: vennero cioè realizzati tanti piccoli “timbri”, ognuno recante una lettera, e mediante la loro composizione si ottennero intere pagine stampabili; tale metodo offriva il vantaggio di ridurre i costi di una matrice di testo; infatti, ogni lettera poteva essere riutilizzata molte volte, scomponendo la matrice al termine del lavoro.
L’invenzione propiziò l’economicità di diffusione delle informazioni e delle idee, ed è facilmente collegabile con la riforma protestante, che si impose pochi anni dopo proprio in Germania.