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4. gerberto d'aurillac 191

ni, sui quali era segnato il valore di una cifra “araba”.

Abaco di Gerberto d'Aurillac.


Si otteneva così la scrittura di più numeri in una volta, facilitando in maniera notevole le operazioni di somma e sottrazione. Era infatti possibile la verifica in modo molto più semplice: rimanevano “scritti” sia gli operatori che il risultato, si aggirava il problema della mancanza del segno per lo zero (bastava non mettere il gettone in una certa casella) e alla fine del lavoro si trascriveva il risultato su carta usando la notazione romana.

Questo strumento si impose per la sua versatilità, facilitando l’attività di commercianti e matematici; dopo due o tre secoli, però, divenne un freno alla diffusione della notazione completa e degli algoritmi di calcolo ad essa collegati, perché, nonostante la superiorità concettuale delle nuove tecniche, queste non davano vantaggi apprezzabili nella pratica quotidiana.

La situazione provocò addirittura una contesa, tanto aspra da diventare a volte violenta, tra “abachisti”.