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7. merci, denaro, idee 125

lata del Gange fino a Varanasi. I commerci con Roma e con la Cina conoscono uno sviluppo senza precedenti, data la grande richiesta di prodotti indiani. Moneta pregiata affluisce in India apportando enorme ricchezza. Vengono coniate monete d’oro dello stesso peso del denarius romano, e questo dimostra quanto siano stretti e curati i rapporti commerciali fra l’India e l’Occidente. Le fonti letterarie tamil parlano esplicitamente del vino “dal profumo soave, portato dai buoni vascelli degli Yavana [Occidentali]... Le belle navi che giungono cariche d’oro e partono stivate di pepe” (6b). I commerci con Roma diminuiscono dopo il III sec. Contemporaneamente crescono i rapporti commerciali con il Sud-est: Malacca, Sumatra, Giava, Bali e Vietnam; da questi paesi le merci proseguono per la Cina; per le stesse vie giungono in India sete, oli pregiati e ambra. È attivo anche il commercio terrestre attraverso la solita via carovaniera afghana, ma è meno conveniente. Insieme alle merci, l’India esporta nel Sud-est anche la religione buddhista e la lingua sanscrita.

Dal 320 si assiste all’espansione del regno dei Gupta, sia con le guerre, sia con la politica dei matrimoni, sia con l’assoggettamento a tributo di un certo numero di principi. Il regno Gupta subisce un progressivo ridimensionamento a cominciare dal 430, in seguito alle invasioni degli Unni e al formarsi di vari regni. Nonostante il venir meno dell’unità politica, l’India continua a prosperare economicamente e culturalmente. Infatti, il periodo che va dal 320 al 700 viene definito “età classica”.

Le ricche corporazioni mercantili ed artigiane, per mecenatismo o per garantirsi la protezione divina, finanziano in questo periodo la costruzione di grandi e magnifici santuari rupestri e si impegnano a mantenere i monaci. Sono famose le “grotte” di Ajanta, di Ellora, di Karli (presso Poona), di Nasik, ecc., abbellite da sculture e da affreschi. I ventisette santuari-grotta