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120 | vii. gli indiani |
diversa dalla “a breve”. Alcuni editti trovati nelle zone di confine con l’Iran sono redatti in kharoshti, che si legge da destra verso sinistra. La kharoshti è una variante della scrittura aramaica, diffusa nel Medio Oriente dall’Egitto all’Iran. In tempi successivi, la scrittura brahmi è sostituita dalla devanagari (della città degli dei) usata dalla letteratura sanscrita e dall’hindi, attuale lingua nazionale dell'India. L’alfabeto devanagari è formato da ben 51 segni e la scrittura procede verso destra.
Nome sanscrito dei numeri da 1 a 10.
Parliamo ora dei primi segni numerali indiani. Le iscrizioni indiane più antiche non sono anteriori al III sec. a.C., e inoltre sono scarse, perché si usa scrivere su materiale facilmente deperibile come tavolette di legno o foglie di palma. I pochi segni numerali attualmente noti provengono dagli editti di Asoka (III sec. a.C.) e dalle “grotte” di Nana Ghat (II sec. a.C.) e di Nasik (II sec. d.C.). Nei tempi antichi si usano le numerazioni a trattini, come è attestato per i numeri 1, 2 e 3; non vi è traccia del principio posizionale. In questo caso è corretto ipotizzare l’origine indiana di tali cifre, in quanto altri popoli hanno usato sistemi analoghi. Tuttavia, sono state individuate delle somiglianze con i segni ieratici egizi, per i numeri fino a 9; anche questa ipotesi è resa verosimile dalle vicende che vedono la valle dell’Indo e l’Egitto far parte del-