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96 | v. la terra e il cielo |
2. Le sfere celesti
Se per i pitagorici il numero perfetto è il 10, in geometria la figura perfetta è la sfera. Da questi due principi “mistici” derivano l’intuizione che la Terra e gli altri corpi celesti siano sfere, e che 10 siano le sfere dei corpi celesti mobili: Sole, Luna, Terra, altri 5 pianeti, Antiterra e sfera delle stelle. Si deve al pitagorico Filolao (480-400) l’ipotesi che la Terra ruoti come gli altri pianeti intorno a un fuoco centrale, con movimento circolare uniforme. Dopo due millenni questa ipotesi è ripresa da Copernico. Ma per i Greci suoi contemporanei è troppo rivoluzionaria e viene modificata da due pitagorici posteriori; essi pongono la Terra di nuovo al centro dell’universo, e per spiegare il giorno e la notte pensano che la Terra ruoti su se stessa.
Anassagora (488-428), originario di Clazomene, svolge la sua attività intellettuale ad Atene. Per nulla propenso a prestar fede alle spiegazioni mitologiche, effettua le sue ricerche con rigoroso spirito scientifico e per spiegare i fenomeni celesti elabora teorie razionali piuttosto scomode per il potere religioso. Un suo libro intitolato Sulla Natura riscuote notevoli consensi fra la cittadinanza. Secondo Anassagora, il Sole è un corpo metallico incandescente, la Luna riceve e riflette la luce del Sole, le stelle sono rese incandescenti dal movimento di rotazione. Egli descrive con rigore scientifico gli arcobaleni, i fenomeni meteorologici e le eclissi. Le sue asserzioni portano lo scompiglio nelle credenze religiose del tempo e, accusato di empietà, egli rischia la condanna a morte. Lo difende Pericle, suo ex allievo, che lo stima molto. Assolto, ritiene più salutare mettere di mezzo il mare fra sé e Atene: si ritira a Lampsaco, sui Dardanelli.
Platone abbozza uno schema dell’universo, rappresentabile sotto forma di sfere concentriche invisibili e avente al centro la Terra immobile. Ad ogni sfera corrisponde un pianeta che ruota con essa. Di fatto, le