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88 | giulio verne |
mondo. Il capitano la fece trasportare al poligono di Washington, invitando il presidente del Gun-Club a spezzarla. Barbicane, siccome la pace era conchiusa, non volle tentare la prova.
Allora Nicholl, irato, offrì di esporre la propria corazza all’urto delle palle più inverosimili, piene, vuote, rotonde o coniche. Rifiuto del presidente, che invero non voleva compromettere la sua ultima vittoria.
Nicholl, irritato da quell’inqualificabile ostinazione, volle tentare Barbicane lasciandogli tutti i lati favorevoli. Egli propose di mettere la sua corazza a dugento iardi dal cannone. Persistenza di Barbicane nel rifiuto. A cento iardi? Nemmeno a settantacinque!
«A cinquanta allora, esclamò il capitano colla voce dei giornali, a cinquanta iardi la mia corazza, ed io mi metterò di dietro!»
Barbicane fece rispondere che quand’anche il capitano Nicholl si mettesse dinanzi, egli non farebbe l’esperimento.
Nicholl a questa risposta non seppe più contenersi; scese alle personalità: insinuò che la vigliaccheria era indivisibile; che l’uomo il quale rifiuta di sparare una cannonata lascia comprendere che ne ha paura; che infine, tali artiglieri, che si battono oramai a sei miglia di distanza, hanno prudentemente sostituito al coraggio individuale le formole matematiche; e che in fine de’ conti v’ha tanta forza d’animo nell’aspettare tranquillamente una palla dietro una corazza, quanto a mandarla con tutte le regole dell’arte.