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58 | giulio verne |
— Sì, rispose Morgan.
— Pure dirò, replicò J. T. Maston, che se il mio mortaio non fosse scoppiato...
— Sì, ma è scoppiato, aggiunse Barbicane con gesto benevolo. Pigliamo dunque per punto di partenza la velocità di ottocento iardi. Bisognerà ventuplicare. E però, serbando per altra seduta la discussione sui mezzi destinati a produrre questa velocità, io richiamerò la vostra attenzione, miei cari colleghi, sulle dimensioni che voglionsi dare alla palla. V’immaginerete certo che qui non si tratta di pensare a proiettili al di qua di una mezza tonnellata!
— E perchè no? domandò il maggiore.
— Perchè questa nostra palla, rispose vivamente J. T. Maston, dev’essere grossa abbastanza da attirare l’attenzione degli abitanti della Luna, se pure esistono.
— Certo, rispose Barbicane, e per altra ragione ancor più importante.
— Che volete dire, Barbicane? domandò il maggiore.
— Voglio dire che non basta lanciare un proiettile e poscia non darsene più pensiero; bisogna che lo si segua durante il viaggio fino al momento in cui esso raggiungerà la meta.
— Che! esclamarono il generale ed il maggiore un po’ sorpresi di quella proposta.
— Senza dubbio, riprese Barbicane da uomo sicuro del fatto suo, senza dubbio, altrimenti la nostra esperienza non darebbe alcun risultato.
— Ma allora, replicò il maggiore, darete dimensioni enormi al proiettile!