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54 | giulio verne |
presidente Barbicane, Republican-Street, n. 3. Siccome era importante che lo stomaco non venisse a turbare colle sue grida così seria discussione, i quattro membri del Gun-Club presero posto ad una tavola coperta di sandwiches e di cogome da tè considerevoli. Tosto J. T. Maston assicurò la penna al suo appiccàgnolo di ferro, e la seduta cominciò.
Barbicane prese la parola:
«Miei cari colleghi, diss’egli, noi dobbiamo risolvere uno de’ più importanti problemi della balistica, la vera dottrina del moto dei proiettili, cioè dei corpi lanciati nello spazio da una forza d’impulso qualsiasi, poi abbandonati a sè stessi.
— Oh! la balistica, la balistica! esclamò J. T. Maston con voce commossa.
— Sarebbe forse parso più logico, riprese Barbicane, di consacrare questa prima seduta alla discussione sulla macchina di lanciare.
— Certo, rispose il generale Morgan.
— Tuttavia, riprese Barbicane, dopo matura riflessioni, mi è sembrato che la questione del proiettile debba avere la preminenza su quella del cannone, e che le dimensioni di questo debbano dipendere dalle dimensioni di quello.
— Domando la parola, esclamò J. T. Maston.
La parola gli fu accordata con quella deferenza che meritavasi il suo magnifico passato.
«Bravi amici, diss’egli con voce ispirata, il nostro presidente ha ragione di attribuire l’importanza maggiore alla quistione del proiettile! Questa palla che noi stiamo per lanciare nella luna è il nostro