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dalla terra alla luna 3

Ma quando un americano ha un’idea fa ricerca di un secondo americano che la divida. Sono tre, eleggono un presidente e due segretarî. Se quattro, nominano un archivista e l’ufficio funziona. Se cinque, si convocano in assemblea generale ed il club è costituito. Così accadde a Baltimora. Il primo che inventò un nuovo cannone si associò col primo che lo fuse ed il primo che lo forò. Tale fu il nocciolo del Gun-Club1. Un mese dopo la formazione, esso contava mille e ottocento trentatre membri effettivi e trentamila e cinquecento settantacinque membri corrispondenti.

Una condizione sine qua non era imposta a chiunque voleva entrare nella società, la condizione cioè di aver immaginato o, quanto meno, perfezionato un cannone; in mancanza di cannone, un’arma da fuoco qualunque. Ma, per dir tutto, gl’inventori di revolvers a quindici colpi, di carabine a ripetizione o di sciabole-revolver non erano in molta fama. In qualsiasi circostanza gli artiglieri riportavano il primato.

— La stima che ottengono, disse un giorno uno de’ più dotti oratori del Gun-Club, è proporzionata «alle masse» del loro cannone, e «in ragione diretta del quadrato delle distanze» raggiunte dai loro proiettili!

Insomma, era la legge di Newton sulla gravitazione universale trasportata nell’ordine morale.

Fondato il Gun-Club, di leggieri si può figurarsi ciò che in questo genere producesse il genio



  1. Letteralmente: "Club-cannone".