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Però se l’esperimento era riuscito, i viaggiatori, partiti al primo dicembre alle ore dieci, quarantasei minuti e quaranta secondi pomeridiane, dovevano arrivare il dì quattro a mezzanotte. Dunque fino a quell’ora, e siccome al postutto sarebbe stato assai difficile di osservare in tali condizioni un corpo così piccolo come l’obice, si ebbe pazienza senza lagnarsi di troppo.

Il 4 dicembre, dalle otto della sera a mezzanotte, sarebbe stato possibile di seguire la traccia del proiettile, che sarebbe apparso come un punto nero sul disco splendente della Luna. Ma il tempo rimase spietatamente nuvoloso, ciò che portò al colmo l’esasperazione del pubblico. Si giunse al punto da ingiuriare la Luna, che non lasciavasi vedere. Tristi vicende delle cose di quaggiù!

J. T. Maston, disperato, partì per Long’s-Peak. Voleva osservare lui stesso; e’ non metteva in dubbio che i suoi amici non avessero raggiunta la meta del loro viaggio. Del resto non erasi inteso dire che il proiettile fosse ricaduto sopra un punto qualunque delle isole e dei continenti terrestri, e J. T. Maston non ammetteva nemmanco per sogno una possibile caduta nei vulcani, che per tre quarti coprono il globo.

Il 5, lo stesso tempo. I grandi telescopî del vecchio mondo, quelli di Herschel, di Rosse, di Foucault erano invariabilmente appuntati sull’astro delle notti, giacchè il tempo in Europa era bellissimo; ma la debolezza relativa di tali istrumenti impediva qualsiasi utile osservazione.

Il 6, lo stesso tempo. L’impazienza rodeva tre