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commovente; a dispetto della febbrile sua allegrezza, Michele Ardan si sentì intenerito. J. T. Maston aveva ritrovato sotto le sue secche pupille una vecchia lagrima, senza dubbio riserbata per quest’occasione. Egli la versò sulla fronte del suo caro e bravo presidente.»

«Se partissi? disse, sono ancora in tempo!

— Impossibile! mio vecchio Maston, rispose Barbicane.»

Alcuni istanti più tardi, i tre compagni di viaggio erano insediati nel proiettile, di cui avevano vitato al di dentro la lastra d’argento; e la bocca della Columbiad, sciolta interamente, aprivasi libera verso il cielo.

Nicholl, Barbicane e Michele Ardan erano definitivamente murati nel loro wagon di metallo.

Chi potrebbe dipingere l’universale agitazione, che toccava allora l’estremo grado?

La Luna avanzavasi sopra un firmamento di ammirabile purezza, spegnendo sul suo cammino i fuochi scintillanti delle stelle; essa percorreva allora la costellazione de’ Gemelli, e trovavasi quasi a mezza strada dall’orizzonte e dallo zenit. E però di leggieri doveva ognuno comprendere che si pigliava la mira oltre la meta, come il cacciatore mira più innanzi della lepre che vuol colpire.

Pesava sopra tutta questa scena un silenzio spaventoso. Non un soffio di vento sulla terra! Non un soffio ne’ petti! I cuori non osavano più di battere. Tutti gli sguardi attoniti fissavano l’aperta gola della Columbiad. Murchison seguiva coll’occhio l’ago del suo cro-