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calcavansi intorno allo steccato. Michele Ardan erasi offerto per urtare le casse fino alla bocca della Columbiad; ma, avendo sorpreso lui stesso con un grosso sigaro in bocca, mentre correva dietro gl’imprudenti ai quali egli offriva tal funesto esempio, il presidente del Gun-Club vide benissimo di non poter contare su quell’intrepido fumatore; e si ridusse a farlo sorvegliare particolarmente.

Infine, siccome c’è un Dio per gli artiglieri, nulla saltò in aria ed il carico fu condotto a buon termine. La terza scommessa del capitano Nicholl era dunque molto dubbia. Rimaneva da introdurre il proiettile nella Columbiad, e da porlo sul denso strato di cotone fulminante.

Prima di procedere a quest’operazione, gli oggetti necessarî al viaggio furono disposti con ordine nel wagon-proiettile. Essi erano in numero rispettabile, e se si avesse prestato orecchio a Michele Ardan, avrebbero in breve occupato tutto il posto riserbato ai viaggiatori. Non s’immagini il lettore che questo caro francese volesse portarsi via la Luna.. Era proprio una raccolta di superfluità. Ma intervenne Barbicane e si dovette limitare allo stretto necessario.

Parecchi termometri, barometri e cannocchiali furono disposti nel baule cogli strumenti.

I viaggiatori erano curiosi d’esaminare la Luna durante il tragitto; onde, per facilitare il riconoscimento di questo nuovo mondo, portavano seco una eccellente carta di Beer e Moedler, la Mappa shelenographica, pubblicata in quattro fogli, che a buon