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228 | giulio verne |
Infatti, gli era col mezzo della pila che il foco doveva essere comunicato a tutta quella massa di cotone fulminante. I fili, circondati da materia isolante, riunivansi in un solo ad uno stretto foro praticato all’altezza a cui bisognava tenere il proiettile; colà essi attraversavano la grossa parete di ghisa e risalivano fino al suolo da uno degli spiragli del rivestimento di pietra conservato a questo scopo. Giunto alla cima di Stone’s-Hill, il filo, sostenuto da pali per un tratto di due miglia, univasi ad una potente pila di Bunzen, passando da un apparecchio interruttore. Bastava dunque, premere col dito il bottone dell’apparecchio, perchè la corrente fosse istantaneamente ristabilita e mettesse il foco alle quattrocento mila libbre di cotone fulminante. Ben s’intende che la pila non doveva entrare in attività che all’ultimo momento.
Il 28 novembre, gli ottocento cartocci erano disposti nel fondo della Columbiad. Questa parte dell’operazione ritenevasi riuscita. Ma quante seccature, quante inquietudini, quante lotte sopportate dal presidente Barbicane! Invano egli aveva proibita l’entrata di Stone’s-Hill; ogni giorno i curiosi scalavano le palizzate, e alcuni, spingendo l’imprudenza fino alla pazzia, venivano a fumare tra le balle di cotone fulminante. Barbicane s’arrabbiava ogni giorno. J. T. Maston lo secondava meglio che poteva, dando la caccia agli intrusi con grande vigore, e raccogliendo i mozziconi di sigaro ancor accesi che gli yankées gettavano qua e là. Duro còmpito, giacchè più di trecento mila persone ac-