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dalla terra alla luna | 227 |
di non affondare in porto; e però scelse i migliori operai, li fece lavorare sotto i suoi occhi, non li abbandonò un momento, e, a forza di prudenza e di precauzioni, seppe mettere dalla sua tutte le probabilità di buon esito.
E innanzi tutto si guardò bene di condurre l’intero carico nel recinto di Stone’s-Hill. Lo fece venire a poco a poco in casse perfettamente chiuse. Le quattrocento mila libbre di pirossilo erano state divise in pacchi da cinquecento, ciò che costituiva ottocento grossi cartocci confezionati con la massima cura dai più abili razzai di Pensacola. Ogni cassa poteva contenerne dieci, e arrivarono una dopo l’altra colla ferrovia di Tampa-Town; in tal guisa non v’erano mai più di cinquemila libbre di pirossilo per volta nel recinto. Appena giunta, ogni cassa veniva scaricata da operai a piedi nudi, ed ogni cartoccio trasportato all’orficio della Columbiad, nella quale calavasi col mezzo d’argani manovrati a braccia. Tutte le macchine a vapore erano state allontanate, ed i fuochi più leggeri spenti a due miglia all’ingiro. Era già troppo il dover preservare tali masse di cotone fulminante dagli ardori del sole, anche in novembre, per cui a preferenza lavoravasi di notte, sotto i raggi di una luce prodotta nel vuoto e che, col mezzo degli apparecchi Ruhmkorff, creava un chiarore artificiale fino nel fondo della Columbiad. Quivi i cartocci erano disposti con perfetta regolarità, e legati fra loro da un filo metallico, destinato a portare simultaneamente la scintilla elettrica nel centro di ciascuno d’essi.