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dalla terra alla luna 207

sistere a tutti gli eserciti seleniti, se pure ve n’ha nella Luna!

- Dunque, ti accomoda il veicolo? chiese Barbicane al suo amico.

- Sì! sì! senza dubbio, rispose Michele Ardan, che lo contemplava da artista. Mi spiace soltanto che le forme non siano più snelle, più grazioso il cono: si avrebbe dovuto terminarlo con un pennacchio d’ornamenti di metallo rabescato o con una chioma, per esempio, un drago, una salamandra che esce dal fuoco coll’ali aperte e le fauci spalancate.

- A qual pro! disse Barbicane, la cui mente positiva non era troppo suscettibile alla bellezza dell’arte.

- A qual pro, Barbicane! Ohimè! poichè tu me lo dimandi, temo che tu non lo comprenda mai!

- Di’ pure, mio caro collega.

- Ebbene, secondo me, bisogna sempre mettere un pochetto d’arte in quello che si fa; è molto meglio. Conosci tu un componimento indiano che ha per titolo: Il carro del bambino!

- Neppure di nome, rispose Barbicane.

- Ciò non mi sorprende, rispose Michele Ardan. Sappi dunque che in questo componimento c’è un ladro il quale, nel momento di forare il muro di una casa, chiede a sè stesso se darà al buco la forma di una lira, di un fiore, d’un uccello o d’un’anfora! Ebbene, dimmi, amico Barbicane: se in quel tempo tu fossi stato membro del giurì, avresti condannato il ladro?