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tadino che non s’unisse a lui colla mente e col cuore! Ex pluribus unum, secondo la divisa degli Stati Uniti.

A cominciare da quel giorno, Michele Ardan più non ebbe un momento di riposo. Deputazioni venute da tutte le parti dell’Unione lo tennero continuamente in moto. Volere o non volere, gli fu giocoforza riceverle. Le mani che strinse, le persone cui diede del tu non si possono contare; se ne accorse in breve, chè la voce, fattasi rauca in un numero strabocchevole di speechs, più non isfuggivagli dalle labbra che in suoni inintelligibili, e fu ad un pelo di buscarsi una gastro-enterite in seguito ai toasts che dovette portare a tutte le contee dell’ Unione. Tale splendido successo avrebbe scosso il cervello di tutt’altri fino dal primo giorno; ma egli seppe contenersi in una semi-ebbrezza spiritosa e gradevolissima.

Tra le deputazioni d’ogni specie che l’assalirono, quella dei lunatici si guardò bene dal dimenticare ciò ch’essa doveva al futuro conquistatore della Luna. Un giorno taluni di questi poveri uomini, molto numerosi in America, accorsero a lui per domandargli di ritornare in sua compagnia al loro paese nativo. Alcuni di costoro pretendevano di parlare il selenito, e vollero insegnarlo a Michele Ardan. Questi si prestò di buon cuore alla innocente manìa, e s’incaricò di commissioni pei loro amici della Luna.

« Singolare pazzia! diss’egli a Barbicane dopo averli congedati, e pazzia che spesso colpisce le vive intelligenze. Uno de’ nostri più illustri dotti, Arago, mi diceva che molte persone saggie e ri-