Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
dalla terra alla luna | 195 |
grazie a Dio, che ha voluto immischiarsene, non v’è più nulla da temere. Quando si dimentica il proprio odio per ingolfarsi in problemi di meccanica o sottrarre la preda ai ragni, vuol dire che quest’odio non è pericoloso per nessuno. »
E Michele Ardan raccontò al presidente la storia del capitano.
« Io vi domando quindi, diss’egli a mo’ di conchiusione, se due buone paste come voi sono fatte per rompersi scambievolmente la testa a colpi di carabina? »
C’era in tale situazione, un po’ ridicola, qualcosa di così inatteso, che Barbicane e Nicholl non sapevano troppo qual contegno tenere l’uno in faccia all’altro. Michele Ardan ben lo comprese, e risolse di arrischiare di punto in bianco la riconciliazione.
« Miei buoni amici, soggiunse disegnando colle labbra un gradevolissimo sorriso, tra voi non c’è mai stato altro che un malinteso. Nulla di più. Ebbene, per provare che tutto è finito, e poichè sieti uomini da arrischiare la pelle, accettate con franchezza la proposta che sto per farvi.
— Parlate, disse Nicholl.
— L’amico Barbicane crede che il suo proiettile andrà diritto alla Luna.
— Sì, certo, replicò il presidente.
— E l’amico Nicholl è persuaso che ricadrà sulla Terra.
— Ne sono convinto, ribattè il capitano.
— Benone! riprese Michele Ardan. Io non ho la pretesa di mettervi d’accordo; ma vi dico semplicemente: « Partite con me, e venite a vedere se resteremo per via. »