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192 | giulio verne |
— Barbicane! esclamò il capitano, che cerco da due ore senza trovarlo! Dove si nasconde?
— Nicholl, disse Michele Ardan, le vostre parole sono sconvenienti! bisogna sempre rispettare l’avversario, e siate tranquillo che Barbicane è vivo; noi lo troveremo, e tanto più facilmente che, se non si è divertito come voi a soccorrere gli uccelli oppressi, starà cercandovi egli pure. Ma quando l’avremo rintracciato, è Michele Ardan che ve lo dice, non ci sarà più quistione di duello tra voi.
— Fra il presidente Barbicane e me, rispose gravemente Nicholl, c’è tale rivalità che la morte d’uno di noi...
— Evvia! riprese Michele Ardan, bravi uomini come voi hanno potuto detestarsi, ma si stimano a vicenda. Voi non vi batterete.
— Io mi batterò, signore!
— No!
— Capitano, disse allora J. T. Maston con molta generosità, io sono l’amico del presidente, il suo alter ego, un altro lui stesso; se volete assolutamente uccidere qualcuno, fate fuoco su di me, sarà la stessa cosa.
— Signore, replicò Nicholl stringendo il suo fucile con mano convulsa, questi scherzi...
— L’amico Maston non ischerza, rispose Michele Ardan, ed io comprendo la sua idea di farsi uccidere per l’uomo che ama! Ma nè lui, nè Barbicane non cadranno mai sotto le palle del capitano Nicholl, perchè io ho da fare ai due rivali una proposta così seducente, che si affretteranno di accettarla.