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190 | giulio verne |
Nicholl; ma nè l’uno nè l’altro dei due avversari rispondeva alle loro voci. Allegri stormi d’uccelli, svegliati dall’insolito rumore, scomparivano fra i rami, ed alcuni daini spaventati rifuggivansi precipitosamente nelle fratte.
Per un’altra ora si prolungò la ricerca. La maggior parte del bosco era stata esplorata. Nulla svelava la presenza dei combattenti. C’era da dubitare dell’affermazione del bushmann, e Ardan stava per rinunziare a proseguire più a lungo una ricerca inutile, quando, ad un tratto, Maston fermossi dicendo:
« Zitto! Laggiù v’è qualcuno!
— Qualcuno? ripete Michele Ardan.
— Sì! un uomo! Pare immobile. Non ha alcun’arma fra le mani; che cosa fa dunque?
— Ma lo riconosci tu? domandò Michele Ardan, che in simile circostanza era servito malissimo dalla sua corta vista.
— Sì! sì! si volta, rispose Maston.
— È?...
— Il capitano Nicholl!
— Nicholl! esclamò Michele Ardan, che sentì una violenta stretta al cuore.
— Nicholl disarmato! Non aveva dunque più nulla a temere dal suo avversario?
— Moviamo dritto a lui, suggerì Michele Ardan, sapremo qualcosa di positivo. »
Ma egli ed il compagno non ebbero fatto cinquanta passi, che si fermarono per esaminare più attentamente il capitano. S’immaginavano di veder un uomo assetato di sangue, ed esclusivamente