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in Francia. Più tardi, un altro francese — quella gente si occupava della luna — il noto Fontenelle scrisse La pluralità dei mondi, un capolavoro pel suo tempo; ma la scienza, nel progredire, annichila anche i capolavori! Verso il 1835, un opuscolo tradotto del New-York American raccontò che sir John Herschell, mandato al capo di Buona Speranza per farvi degli studî astronomici, col mezzo di un telescopio perfezionato da una luce interna, aveva ravvisato la luna alla distanza di ottanta yards1. Allora egli avrebbe veduto distintamente delle caverne, nelle quali vivevano ippopotami, verdi montagne adorne di frange d’oro, montoni dalle corna d’avorio, caprioli bianchi, e abitanti con ali membranose come quelle del pipistrello. Questo opuscolo, lavoro di un americano chiamato Locke2, ebbe un esito brillantissimo. Ma in breve fu riconosciuto ch’era una mistificazione scientifica, ed i francesi furono i primi a ridere.

— Ridere di un americano! esclamò J. T. Maston, ma quest’è un casus belli!

— Rassicuratevi, mio degno amico. I francesi, prima di riderne, erano stati perfettamente ingannati dal nostro compatriota. Per terminare il rapido cenno storico, aggiungerò che un certo Hans Pfaal di Rotterdam, slanciandosi in un pallone riempiuto di un gaz estratto dall’azoto e trentasette volte più leggero dell’idrogeno, raggiunse la luna



  1. Vale un po’ meno del metro, cioè 0,91
  2. Questo opuscolo fu pubblicato in Francia dal repubblicano Laviron, che fu ucciso all’assedio di Roma nel 1849.