Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
188 | giulio verne |
Maston corse a lui gridando:
— Avete veduto entrare nel bosco un uomo armato di fucile, Barbicane, il presidente... il mio miglior amico?...
Il degno segretario del Gun-Club pensava ingenuamente che il suo presidente dovesse essere conosciuto dal mondo intiero. Ma parve che il bushmann non lo comprendesse.
— Un cacciatore, disse allora Ardan.
— Un cacciatore sì, rispose il bushmann.
— E un pezzo?
— Un’ora circa.
— Troppo tardi, esclamò Maston.
— E avete udito degli spari di fucile? domandò Michele Ardan.
— No.
— Nemmeno uno?
— Nemmeno uno. A quanto sembra quel cacciatore non fa buona caccia!
— Che fare, Maston?
— Entrare nel bosco, a rischio di farci cogliere da una palla che non è a noi destinata?
— Ah! aggiunse Maston con un accento la cui sincerità non poteva essere posta in dubbio, io preferirei dieci palle nella mia testa anzichè una sola nella testa di Barbicane.
— Avanti dunque! riprese Ardan stringendo, la mano del compagno. Alcuni secondi più tardi, i due amici scomparivano nel folto del bosco. Era un immenso macchione, di giganteschi cipressi, di sicomori, di tulipiferi, d’olivi, di tamarindi, di magnolie. Questi diversi alberi intrecciavano i loro