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dalla terra alla luna | 187 |
tava unicamente d’una rivalità di corazze e di palle da cannone, e che infine la scena del meeting non era stata che un’occasione cercata da Nicholl per dare sfogo a vecchi rancori.
Non v’ha nulla di più terribile di questi duelli particolari agli Americani, durante i quali i due avversarî si cercano per entro le macchie, si agguatano e si pigliano di mira tra il folto de’ rami come bestie selvagge. Si è allora che ognun d’essi deve invidiare le meravigliose qualità ingenite degli Indiani delle pianure, cioè la loro rapida intelligenza, l’astuzia ingegnosa, l’esame pronto delle peste, l’usta del nemico. Un errore, un’esitanza, un passo falso, possono cagionare la morte. In questa congiuntura, gli Yankees si fanno spesso accompagnare dai loro cani, e, cacciatori e selvaggina insieme, si cercano per ore intere.
— Che gente indiavolata siete voi! esclamò Michele Ardan, quando il suo compagno gli ebbe dipinto con molta energia tutto questo dramma.
— Siamo così fatti, rispose immediatamente J. T. Maston; ma affrettiamoci.
Intanto egli e Michele Ardan ebbero un bel correre per la pianura, ancora tutta umida di rugiada, attraversare le risaie ed i creeks per pigliare la strada più breve: prima delle cinque e mezzo non poterono raggiungere il bosco di Skersnaw. Barbicane doveva averne passato il lembo da mezz’ora.
Quivi lavorava un vecchio bushmann a tagliare e disporre in fascine gli alberi abbattuti dalla sua scure.