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182 | giulio verne |
come certi focolai di caldaie divorano il proprio fumo; ma vedendosi designato sì oltraggiosamente, si alzò di botto, e stava per movere verso l’avversario che lo affrontava alla scoperta, quando d’improvviso si vide separato da lui.
La tribuna fu portata via da cento vigorose braccia, ed il presidente del Gun-Club dovette dividere con Michele Ardan gli onori del trionfo. Il carico era pesante, ma i portatori si sostituivano di continuo, ed ognuno contendeva, lottava, combatteva per offrire l’appoggio delle proprie spalle a tale manifestazione.
Tuttavolta lo sconosciuto non aveva approfittato del tumulto per lasciare il suo posto. E poi, lo avrebbe potuto, pigiato in mezzo a quella folla compatta? No, senza dubbio. Ei se ne stava nelle prime file, colle braccia conserte e divorando cogli occhi il presidente Barbicane.
Questi non lo perdeva di vista, e gli sguardi dei due avversarî rimanevansi incrociati come due spade frementi.
Le grida dell’immensa moltitudine si mantennero al maximum d’intensità durante la marcia trionfale. Michele Ardan lasciava fare, e vi pigliava gusto. Il suo viso era radiante. Talvolta la tribuna pareva presa da ondeggiamenti e da rullìo, come una nave in balìa delle onde. I due eroi del meeting avevano il piede marino; non si movevano, e la loro nave giunse senza avarìe al porto di Tampa-Town.
Michele Ardan pervenne felicemente a sottrarsi alle ultime strette di quei vigorosi ammiratori;