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meeting. Dopo di aver espressa la sua domanda, tacque, fece le finte di non sentirsi scosso dalle migliaia di sguardi diretti su lui, nè dal mormorìo disapprovatore eccitato dalle sue parole. Siccome la risposta facevasi aspettare, egli ripetè nuovamente la domanda, collo stesso accento chiaro e preciso, poi aggiunse:

« Noi siamo qui per occuparci della Luna e non della Terra.

— Avete ragione, signore, rispose Michele Ardan; la discussione è fuori di carreggiata. Ritorniamo alla Luna.

— Signore, riprese lo sconosciuto, voi pretendete che il nostro satellite sia abitato. Va bene. Ma se esistono de’ seleniti, costoro, senza verun dubbio, vivono senza respirare, chè — ve ne avverto pel vostro meglio — non v’è la menoma molecola d’aria sulla superficie della Luna. »

A quest’affermazione, Ardan scosse la sua fulva capellatura; comprese che stava per impegnarsi una lotta con quest’uomo sul punto vitale della questione. A sua volta, lo guardò fisso in volto e disse:

— Ah! non c’è aria nella Luna! E chi lo pretende, di grazia?

— I dotti.

— Davvero?

— Davvero.

— Signore, riprese Michele: lasciando da banda gli scherzi, io ho una profonda stima pei dotti che sanno, ma un profondo disprezzo pei dotti che non sanno.