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124 | giulio verne |
razione, non eccedeva il limite delle forze umane: tutt’altro. Quanti lavori di una difficoltà più reale, e ne’ quali gli elementi dovettero essere direttamente combattuti, furono condotti a buon fine! E per non parlare che delle opere dello stesso genere, basterà citare il Pozzo del Padre Giuseppe, costruito vicino al Cairo dal sultano Saladino, in un tempo in cui le macchine non erano ancora venute a centuplicare le forze dell’uomo, e che discende al livello del Nilo, ad una profondità di trecento piedi! E l’altro pozzo scavato a Coblenza dal margravio Giovanni di Baden fino a seicento piedi sotto il suolo (altezza doppia)! Ebbene! di che trattavasi in sostanza? Di triplicare quella profondità e sopra una larghezza decupla, ciò che renderebbe la foratura più facile! E poi non v’era un capo, non un operaio, che dubitasse del buon esito dell’operazione.
Un’importante decisione, presa dall’ingegnere Murchison, d’accordo col presidente Barbicane, giunse in buon punto a permettere che si accelerassero i lavori. Un articolo del trattato portava che la Columbiad sarebbe guernita con cerchi di ferro battuto a caldo. Inutile lusso di precauzioni, giacchè la terribile macchina poteva evidentemente far senza degli anelli compressori. Si rinunziò dunque a questa clausola. Da ciò una grande economia di tempo, pel motivo che si potè così impiegare questo nuovo sistema di scavamento, ora adottato nella costruzione dei pozzi, col quale la muratura si fa contemporaneamente all’escavazione. In virtù di questo sistema semplicissimo,