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122 | giulio verne |
americane: capriccioso nelle svolte, ardito nelle inclinazioni, disprezzando i paracarri e le opere di arte, scavalcando colline, precipitandosi per colli, il rail-road corre come un cieco e senza darsi briga della linea retta; non è costoso, non imbarazza, soltanto si va fuori dalle rotaie e vi si salta entro liberissimamente. La strada da Tampa-Town a Stone’s-Hille non fu che una bazzecola e non richiese nè gran tempo nè molto denaro per istabilirsi.
Del resto, Barbicane era l’anima di tutta quella gente accorsa alla sua chiamata; ei l’avvivava, le comunicava il suo soffio, il suo entusiasmo, la sua convinzione; egli era presente in ogni luogo, quasichè avesse avuto il dono dell’ubiquità, e sempre seguito da J. T. Maston, mosca che ronzavagli sempre d’intorno. La sua mente pratica inventava mille cose. Con lui non v’erano ostacoli nè difficoltà, non mai un impaccio; egli faceva da minatore, da muratore, tanto da meccanico quanto da artigliere, aveva risposte per tutte le domande e soluzioni per tutti i problemi. Corrispondeva attivamente col Gun-Club e colla fucina di Goldspring, e giorno e notte, coi fochi accesi, il vapore mantenuto sotto la pressione, il Tampìco aspettava i suoi ordini nella rada d’Hillisboro.
Barbicane, il 1.° novembre, lasciò Tampa-Town con un distaccamento di lavoratori, e subito il giorno susseguente una città di case meccaniche s’innalzò intorno a Stone’s-Hill; la si circondò di palafitte, e pel suo moto continuo, pel suo ardore, per poco la si sarebbe creduta una delle grandi