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sinteressata nel senso letterale della parola, e non offriva alcuna probabilità di guadagno.

Ma l’effetto della comunicazione Barbicane non erasi arrestato ai confini degli Stati Uniti; era passato oltre l’Atlantico ed il Pacifico, invadendo nel tempo stesso l’Asia e l’Europa, l’Africa e l’Oceania. Gli Osservatorî dell’Unione si misero in rapporto immediato cogli Osservatorî de’ paesi stranieri; gli uni, quello di Parigi, di Pietroburgo, del Capo, di Berlino, d’Altona, di Stoccolma, di Varsavia, di Amburgo, di Buda, di Bologna, di Malta, di Lisbona, di Benarès, di Madras, di Pekino fecero giungere i loro complimenti al Gun-Club; gli altri si conservarono in una prudente aspettativa.

Quanto all’Osservatorio di Greenwich, approvato dai ventidue stabilimenti astronomici della Gran Brettagna, fu schietto; esso negò arditamente la possibilità del risultato, e fece proprie le teorie del capitano Nicholl. E però, mentre diverse società di scienziati promettevano di mandare dei delegati a Tampa-Town, l’ufficio di Greenwich, adunato in seduta, passò brutalmente all’ordine del giorno sulla proposizione di Barbicane. Era gelosia inglese bella e buona, e non altro.

Insomma l’effetto fu eccellente nel mondo scientifico, e di là passò fra le masse, che in generale caldeggiarono assai la quistione. Questo fatto è di importanza grandissima, poichè tali masse stavano per essere chiamate a sottoscrivere un capitale ingente.

Il presidente Barbicane l’8 ottobre aveva lanciato un manifesto pieno d’entusiasmo e nel quale