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Epperò in virtù di S. obbedienza, Noi solennemente ritrattiamo colla presente Nostra lettera quella delli 19. Marzo, non solo generalmente, ed in complesso, ma anche particolarmente in ogni periodo, e verbale espressione, esclusivamente a quanto concerne le pubbliche preghiere richieste per la Reale Sovrana Famiglia.

Non sono nè il dito, nè il braccio Divino, che direttamente abbiano apportato lo sconvolgimento dell’ordine frá di noi, ma bensì la macchinazione di certuni, i quali a somiglianza di Assalonne andavano sollecitando i cuori degli uomini per tirarli incauti nel loro partito, e colle armi alla mano tentarono scuotere la Paterna Sovranità.

Non fu cosa miracolosa, ed improvvisa come la presa di Gerico la scoppiata ribellione, perchè non é possibile, che segua un fatto miracoloso, e divino, se non che in confermazione della verità; e dalla giuridica discussione, che si è fatta di quanto è accaduto a nostro danno, chiaramente si è comprovato essere stata cosa da lungo tempo ordita quella, che sembrò a’ fedeli sudditi innaspettato cambiamento.

L’avere poi prescritto l’affrettarci di offerire a’ piedi del Divino Trono le nostre preghiere, affinchè Dio misericordioso si degnasse di rassodare a pubblico bene, quanto a pubblici voti si era ottenuto; Fu da Noi scritto unicamente per dimostrare il vivo desiderio Nostro di vedere ripristinato il vero bene dello Stato, e non il disordine accagionato. Per questo Ci siamo appellati alla Divina Misericordia, cui solo è in potere di ricavare il bene anche dal male.

Se questa Nostra doverosa dichiarazione poi, Venerabili Fratelli, e Figliuoli dilettissimi, non bastasse a rimediare lo scandalo, del quale siamo riconosciuti, e dichiarati colpevoli per infallibile decisione della Cattedra di S. Pietro; e per dare una veridica prova, che la Nostra colpa si fu di sorpresa, e