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40 | le allegorie. |
XXXII. — castità.1
La tortora non fa mai fallo al suo compagno, e, se l’uno more, l’altro osserva peipetua castità, e non si posa mai su ramo verde, e non bee mai acqua chiara.
XXXIII. — lussuria.2
Il palpistrelio3, per la sua isfrenata lussuria, non osserva alcuno universale modo 4 di lussuria, anzi maschio con maschio, femmina con femmina, sì come a caso si trovano, insieme usano il lor coito.
XXXIV. — moderanza.5
L’ermellino, per la sua moderanza, non mangia se non una sola volta il di, e pi ima si lascia pigliare a’ cacciatori che voler fuggire nella infangata tana per non maculare la sua gentilezza.
XXXV. — aquila.6
L’aquila, quando è vecchia, vola tanto in alto che abbrucia le sue penne, e natura consente che si rinnovi in gioventù, cadendo nella poca acqua. E, se i sua nati non po’7
- ↑ Ivi, cap. XXXV, pag. 141: Della castità appropriata alla tortora.
- ↑ Ivi, cap. XXXVI, pag. 146: Della lussuria appropriata al pipistrello.
- ↑ pipistrello, come al n. LXIII.
- ↑ regolare modo, costante.
- ↑ Ivi, cap. XXXVII, pag. 152-153: Della moderanza appropriata all’ermellino.
- ↑ Si veda: Cecco Asculano, Lacerba. Venezia, 1492. Lib. Ili, cap. Ili, folio 32 r° e v°: Aquila.
- ↑ possono.