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32 | le allegorie. |
II. — invidia.1
Del nibbio si legge che, quando esso vede i suoi figlioli nel nido esser di troppa grassezza, che egli gli becca loro le coste, e tiengli sanza mangiare.
III. — allegrezza.2
L’allegrezza è appropriata al gallo, die d’ogni piccola cosa si rallegra, e canta, con vari e scherzanti movimenti.
IV. — tristezza.3
La tristezza s’assomiglia al corvo, il quale, quando vede i sua nati figlioli essere bianchi, per lo grande dolore si parte, con tristo rammarichio gli abbandona, e non g 1 pasce, insino che non gli vede alquante poche penne nere.
V. — pace.4
Del castoro si legge che, quando è perseguitato, conoscendo essere per la virtù de’ sua medicinali testiculi, esso, non potendo più fuggire, si ferma, e, per avere pace coi cacciatori, coi sua taglienti denti si spicca i testiculi, e li lascia a’ sua nimici.
- ↑ Fior di virtù, Roma, 1740. Cap. Ili, pag. 22-23: Del vizio dell invidia appropriato al nibbio.
- ↑ Ivi, cap. IV, pag. 26: DelV allegrezza appropriata al gallo.
- ↑ Ivi, cap. V, pag. 29: Del vizio della tristizia appropriato al corbo.
- ↑ Ivi, cap. VII, pag. 34: Della virtù della pace appropriata al castoro.