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le favole. | 21 |
travaglio e fatica, cominciò a volere ritornare
al suo cane; il quale essendo già partito,
fu costretta, dopo lungo pentimento,
amari pianti, a morirsi di fame.
XXXVIII. — il topo, la donnola e il gatto.
Stando il topo assediato in una piccola sua abitazione dalla donnola, la quale con continua vigilanzia attendea alla sua disfazione,1 e, per uno piccolo spiraculo, riguardava il suo gran periculo. — Infrattanto venne la gatta, e subito prese essa donnola, e immediate l’ebbe divorata. Allora il ratto, fatto sagrificio a Giove d’alquante sue nocciole, ringraziò sommamente la sua deità; e uscito fori della sua buca a possedere la già persa libertà, de la quale subito, insieme colla vita, fu, dalle feroci unghia e denti della gatta, privato.
XXXIX. — il ragno e il grappolo d’uva.
Il ragno, stando infra l’uve, pigliava le mosche, che in su tali uve si pascevano: venne la vendemmia e fu pestato, il ragno insieme coll’uve.
- ↑ distruzione, morte.