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sibile alla luce e ai colori, cioè a quella che oggi si chiama la retina. Grandiosa conclusione, alla quale è portato da una serie di scoperte non meno grandiose, raccolte nel manoscritto D, e disperse nei manoscritti F,K,E.
107 La fonte per le notizie sulle idee di Pitagora intorno all’armonia delle sfere si deve ritenere, in ultima analisi, il De Coelo d’Aristotele (lib. II, cap. IX); tuttavia il Vinci procede indipendentemente dalle argomentazioni peripatetiche. Secondo la filosofia pitagorea, ogni corpo, mosso rapidamente, genera un suono; i corpi celesti, nel loro eterno movimento, producono anch’essi una serie di suoni, la di cui altezza varia secondo la velocità e la velocità secondo la distanza. Gli intervalli degli astri corrispondono, secondo i pitagorei, agli intervalli dei suoni nell’ottava. — Si veda Zeller, Geschi chte der Philosophie der Griechen in ihrer geschichtlichen Entwicklung. Tubinga, 1869. Voi. I, pag. 398 e 399.
108 Leonardo si riferisce alla Spera di Goro Dati [Firenze, 1478] e agli Iiymni et epigrammata di Michele Taecaniota (Marullo) [Firenze, 1497]. Nella prima di queste due opere, le strofe, che vanno dalla 16a alla 22a, sono dedicate alle lodi del sole:
Chiaro splendore e fiamma rilucente,
Sopra tutt’altre creatura bella, ec.
e non è difficile rinvenirvi idee ed espressioni simili a quelle usate dal Vinci.