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secondo l’ affinità del loro senso, talora, accompagnate da una breve definizione. Questo catalogo di vocaboli, che ha sug¬ gerite le più strane ipotesi agli studiosi del Vinci, fino a quella di ritenerlo peda¬ gogo del giovinetto principe Massimiliano, non è che lo sforzo del fondatore della prosa scientifica italiana di precisare T esatta significazione dei termini. Leo¬ nardo aveva compreso che la scienza, a. differenza della poesia, esigeva d’essere poggiata sull’uso costante e ben definito delle parole. Gli studi grammaticali e lin¬ guistici, iniziati per il latino nel mano¬ scritto II, continuati per il volgare nel Codice Trivulziano, tolgono di mezzo quella leggenda che solo all’ingenua spontaneità, della propria lingua nativa, e non alla riflessione, affidasse Leonardo l’espressione del proprio pensiero. Quando nel Codice Atlantico si trova questa nota, « Donato, » noi dobbiamo pensare al DoNATus,De octo> partibus orationis latine et italice, Vene¬ zia, 1499 (C. A., 207 r.): quando troviamo la frase « Retorica nova, » siamo portati L. i> a Vinci. c