Pagina:Da Vinci - Frammenti letterari e filosofici.djvu/393

gna, squassata di terremoto, è spavento a Plutone infernale. E, per la gran percossa, ristette sulla piana terra alquanto stordito, e sùbito il popolo, credendo fusse morto di qualche saetta — tornata la gran turba — a guisa di formiche, che scorrono a furia, correndo per il corpo del caduto robore — cosi questi scorrendo per P ampie mem¬ bra, laceravanle con spesse ferite. Onde risentito il gigante e sentendosi quasi coperto dalla moltitudine, sùbito sen- tesi cuocere per le punture — mise un mug¬ ghio, che parve fusse uno spaventoso tuono, e posto le sue mani in terra e levato il pauroso volto, e postosi una delle mani in capo trovosselo pieno d’ uomini appiccati a’ capegli a similitudine de’ minuti animali, che fra quegli sogliono nascere; onde, scuo¬ tendo il capo, gli omini lancia non altra¬ mente per l’ aria, che si faccia la grandine, quando va con furor di venti, e trovossi molti di questi uomini esser morti, da que¬ gli, che gli stavano sopra ritti, coi piedi cal¬ pestando. — E tenendosi a’ capegli e inge¬ gnandosi nascondere fra quegli, facevano a similitudine de’ marinai, quando è fortuna, che corrono su per le corde, per abbassarle a poco vento. —