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xxxiv | prefazione. |
e le allegorie, le profezie e le facezie, prima di assumere quella veste mirabilmente letteraria, con la quale ci sono conservate, dilettarono le conversazioni piene di cortesia della Corte milanese del secolo XV.
Leonardo fu elegante parlatore perchè sul labbro suo suonava il dolce idioma toscano, lo fu anche per la natura dell’anima sua delicata e ingenua, piena a volte di vivacità, di vaghezza, di grazia.
Il Vinci parlatore si rispecchia nel Vinci scrittore, con l’aggiunta di quella potente riflessione, che, penetrando nel cuore dell’uomo e nei segreti della natura esterna, coglieva le più profonde ragioni del buono, del vero e del bello, L’idea che Leonardo sia uno scrittore trasandato, nella spontaneità e rudezza del suo discorso, deve oggimai cadere.
Lo scopo supremo di Leonardo è la massima chiarezza nella massima concisione; quel modo di scrivere ridondante e numeroso, primo nemico della purezza del pensiero, nato con le novelle boccac-