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e le allegorie, le profezie e le facezie, prima di assumere quella veste mirabil¬ mente letteraria, con la quale ci sono con¬ servate, dilettarono le conversazioni piene di cortesia della Corte milanese del se¬ colo XY. Leonardo fu elegante parlatore perché sul labbro suo suonava il dolce idioma toscano, lo fu anche per la natura del- P anima sua delicata e ingenua, piena a volte di vivacità, di vaghezza, di grazia. Il Yinci parlatore si rispecchia nel Vinci scrittore, con l’ aggiunta di quella potente riflessione, che, penetrando nel cuore dell’ uomo e nei segreti della na¬ tura esterna, coglieva le più profonde ragioni del buono, del vero e del bello, L’ idea che Leonardo sia uno scrittore tra¬ sandato, nella spontaneità e rudezza del suo discorso, deve oggimai cadere. Lo scopo supremo di Leonardo è la massima chiarezza nella massima conci¬ sione ; quel modo di scrivere ridondante e numeroso, primo nemico della purezza del pensiero, nato con le novelle boccac-