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gneranno giammai. I soldati guasconi hanno distrutto con P archibugio il mo¬ dello della statua a Francesco Sforza ; il tempo col suo incessante trasformare ha scolorito il Cenacolo; la critica artistica annienta con P acuto sguardo P opera pit¬ torica del Yinci. Ciò che non l’archibugio dei soldati guasconi, nè il tempo, nè la critica artistica potranno distruggere, è la gigantesca costruzione della natura, che, sorta nella mente di Leonardo sugli al¬ bori della vita moderna, si compì in lui con quelle medesime forme, con le quali doveva poi organizzarsi nei secoli che pre¬ cedono il nostro e nel nostro medesimo. Nel 1513, quando Leonardo va a Roma con Giuliano de’ Medici, « che attendeva molto a cose filosofiche e massimamente al¬ l’Alchimia ,*» l’artista era pressoché morto, e lo scienziato giganteggiava nella piena coscienza del proprio valore. Prima di agire bisogna conoscere e pensare. La fe¬ condità della teoria è fondata sulla condi-

  • Vasari, Le Vite, voi. IV, pag. 4G.