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la morale. 225


L. 5; 24 para di scarpe: L. 6 s. d. L. 5;una berretta L. 1; in cinti, stringhe,... L. 1.

LXVI. — leonardo analizzatore dell’uomo.

Tutti i mali, che sono e che furono, essendo messi in opera da costui, non saddisfarebbono al desiderio del suo iniquo animo. I’ non potrei, con lunghezza di tempo, descrivervi la natura di costui.

LXVII. — frammento di lettera a giuliano de’ medici.1

Tanto mi son rallegrato, Illustrissimo mio Signore, del desiderato acquisto di vostra sanità, che quasi il male mio da me s’è fuggito. Ma assai mi rincresce il non avere io potuto satisfare alli desidèri di Vostra Eccellenza, mediante la malignità di cotesto ingannatore tedesco; per il quale, non ho lasciato indirieto cosa alcuna, colla quale io abbia creduto fargli piacere. E secondariamente invitarlo ad abitare e vivere con meco, per la qual cosa io vedrei al continuo l’opera, che lui facesse e con facilità ricorreggerei li errori, e oltre di questo imparerebbe la lingua italiana, mediante la quale lui con facilità potrebbe parlare sanza

  1. II frammento è di grande importanza per la biografia di Leonardo e particolarmente per gli anni, che vanno dal 1513 al 1515. Maestro Giovanni degli Specchi e gli altri, ricordati qui vagamente, sono lavoranti o meccanici tedeschi, della cui opera il Vinci si serviva per attuare i suoi molteplici disegni di strumenti, come per esempio il memorabile tornio ovale (si veda: Codice Atlantico., folio 121 r°: fa fare il tornio ovale al Tedesco).
    Pag. 228. Non si può negare, come fa incautamente il Richter (The literary Works of Leonardo da Vinci. Vol. II, pag. 413), la possibilità di una simile costumanza presso gli abitanti delle Indie, data la scarsa conoscenza che possediamo delle pratiche superstiziose popolari, soggiacenti ai principi più alti delle religioni asiatiche. Ma è più probabile, e nello stesso tempo più naturale, che il Vinci si riferisca, con le parole: come ancora in alcuna regione dell’India, notizie che cominciavano a diffondersi sul principio del secolo XVI in Europa intorno agli usi dei popoli americani: e allora le sue parole trovano più di una luminosa conferma nelle pagine del Frazer, The golden bough — a study in comparative religion. Londra, 1890, vol. Il, pag. 79-81; e in quelle dell’Acosta, Natural and moral history of thè Indies. Londra, 1880, vol. II, pag. 356-360.