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128 | i pensieri. |
militudine d’un pozzo, die dali’una all’altra superfìzie si mostrassi, e per esso pozzo si lasciassi cadere un corpo grave; ancoia che esso corpo si volessi al centro fermare, l’impeto sarebbe quello, che per molti anni glielo vieterebbe.
XLIV. — sulla pitagorica armonia delle sfere celesti.1
Della confregazione de’ cieli, s’ella fa sôno o no.
Ogni sôno si causa dall’aria ripercossa in corpo denso e, s’ella sara fatta da due corpi gravi infra loro, eli’ e mediante l’aria, che li circonda, e questa tal confi egazione consuma li corpi confregati: adunque seguiterebbe, che li cieli, nella lor confregazione, per non avere aria infra loro, non generassino sono. E se tale confregazione puie avesse verità, essi, in tanti seculi che tali cieli son rivoltati, si sarebbon consumati da tanta immensa velocita fatta in ogni gioinata; e se pur facessin sono esso non si può spandere, perchè il sono della pei missione fatta sotto l’acqua poco si sente, e meno o niente si sentirebbe ne’ corpi densi; ancora: ne’ corpi politi la ior confregazione fa non sôno, il che similmente acca-
- ↑ La fonte per le notizie sulle idee di Pitagora intorno all’armonia delle sfere si deve ritenere, in ultima analisi, il De Coelo d’Aristotele (lib. II, cap. IX); tuttavia il Vinci procede indipendentemente dalle argomentazioni peripatetiche. Secondo la filosofia pitagorea, ogni corpo, mosso rapidamente, genera un suono; i corpi celesti, nel loro eterno movimento, producono anch’essi una serie di suoni, la di cui altezza varia secondo la velocità e la velocità secondo la distanza. Gli intervalli degli astri corrispondono, secondo i pitagorei, agli intervalli dei suoni nell’ottava. — Si veda Zeller, Geschi chte der Philosophie der Griechen in ihrer geschichtlichen Entwicklung. Tubinga, 1869. Voi. I, pag. 398 e 399.