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Vinci palesò un’ idea grandiosa; il buon nome che godeva già in Lombardia per qualche sua opera, forse non ignota; l’es¬ sere scolaro del Verroechio, che la statua al Colleoni rendeva allora famoso, lo fe¬ cero prescegliere in questa fortunata oc¬ casione ad altri artisti. Si presentò dun¬ que in Milano; donò al duca una bellissima lira in forma di teschio di cavallo, forse anche a nome di Lorenzo de’ Medici; e scrisse quella lettera famosa, nella quale, manifestando le proprie molteplici attitu¬ dini pratiche, veniva già, in modo celato, a rivelare i grandiosi progressi teorici della sua mente.* Ma anche in Milano la sua vita è una lenta ribellione ai suoi tempi. Da prima egli dipinge con attività, compone e scom¬ pone modelli per la statua equestre, fab¬ brica disegni di cupole per il duomo, si dà alla costruzione di edifìzì pubblici e pri-' \ ati, immagina strumenti guerreschi e opere idrauliche : ma inesorabilmente il suo in-

  • L. d. V., The literarij worlis (ed. Richter). Voi. II,

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