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la scienza. 101


Questo discorso non va qui, ma si richiede nella composizion delli corpi animati. E il resto della definizione dell’anima lascio nelle menti de’ frati, padri de’ popoli, li quali per inspirazione sanno tutti li segreti.

Lascio star le lettere incoronate,1 perchè son somma verità.

LXXXIV. — contro gli ingegni impazienti.2

Gli abbreviatoli delle opere fanno ingiuria alla cognizione e allo amore, conciò sia che l’amore di qualunque cosa è figliolo d’essa cognizione.

L’amore è tanto più fervente, quanto la cognizione è più certa, la qual certezza nasce dalla cognizione integrale di tutte quelle parti, le quali, essendo insieme unite, compongono il tutto di quelle cose, che debbono essere amate.

Che vale a quel che per abbreviare le parti di quelle cose, che lui fa professione di darne integral notizia, che lui lascia indietro la maggior parte delle cose, di che il tutto è composto?

Gli è vero che la impazienza, madre della

  1. i libri ecclesiastici e i dogmi.
  2. Leonardo ricorda nel Codice Atlantico, folio 207 r°, con la parola Justino: Il libro di Justino, posto diligentemente in materna lingua da Girolamo Sguarzafico. Venezia, 1477; libro che gli ispirava questo memorabile frammento. Si veda G. d’Adda, Leonardo da Vinci e la sua libreria. Milano, 1872; e The literary works of Leonardo da Vinci. Londra, 1888. I, pag. 419 e seg.
    Pag. 108. Piero di Braccio Martelli, ricordato altrove dal Vinci (codice del British Museum: folio 202 v°. Cfr. Richter, The literary works, vol. II, n. 1420), non solo fu cittadino di grande integrità, ma matematico insigne, singolare ragione perchè fosse caro a Leonardo. Sul principio del secolo XVI, benchè infermo di corpo, se dobbiamo credere al Poccianti, egli compose: Libri quattuor in Mathematicas disciplinas, Epistolae plures et elegantes, Epigrammata non panuca et acutissima; opere, che, smarrite durante il sacco di Roma (1527), ci hanno forse tolto un nuovo esempio di quella efficacia, che Leonardo da Vinci ebbe su alcuni matematici del tempo suo.