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100 | i pensieri. |
noscere il fine di quelle cose, die son disegnate dalla niente tua!
LXXXII. — gli antichi si sono proposti dei problemi insolubili.
Or guarda, o lettore, quello die noi potremo credere ai nostri antichi, i quali hanno voluto definire che cosa sia anima e vita, cose improvabili, quando quelle, che con isperienzia ognora si possono chiai amente conoscere e provare, sono per tanti secoli ignorate e falsamente credute! L’occhio, che così chiaramente fa sperienzia del suo offizio, è insino ai mia tempi, per infiniti autori, stato difìnito in un modo; trovo per isperienzia essere ’n un altro.
LXXXIII. — limiti alla definizione dell’anima.
Ancora che lo ingegno umano faccia invenzioni varie, rispondendo con vari strumenti a un medesimo fine, mai esso troverà invenzione più bella, nè più facile, nè più breve della natura, perchè nelle sue invenzioni nulla manca e nulla è superfluo; e non va con contrappesi, quando essa fa le membra atte al moto nelli corpi delli animali, ma vi mette dentro l’anima d’esso corpo componitore.